LIVIGNO,
OVVERO...IL SOGNO E' SEMPRE
Sulla carta
sembrava una follia … 9 ore di viaggio sabato 24 aprile per arrivare da
casa mia a Livigno (primo treno da Mestre a Milano con partenza alle 8.30,
secondo treno da Milano a Tirano; primo pullman da Tirano a Bormio;
pullman finale da Bormio a Livigno con arrivo alle 17.30!).
Altrettante ore di viaggio previste per il ritorno di lunedì 26 aprile (già,
perché io non so guidare …), il tutto per assistere, domenica 25, ad un
concerto tenuto da Claudio in un suggestivo quanto per lui insolito
scenario, tra le piste innevate del Mottolino a ben 2.500 metri d’altezza.
Si è rivelata tutt’altro che una follia …! Livigno mi rimarrà per sempre
nel cuore con il ricordo di quella che finora può sicuramente dirsi la più
particolare, speciale ed emozionante fra le mie esperienze baglioniane,
iniziate nel 1975 - ad undici anni - con l’incanto suscitatomi dall’ascolto
di “Poster” e proseguite con il mio primissimo concerto di Cla’, al quale
assistetti nella mia città quattro anni dopo … esperienze via via
arricchitesi, in quasi trent’anni, di tanti altri momenti memorabili.
Appena giunta in questa deliziosa perla montana a due passi dalla Svizzera,
mi attacco al telefono cellulare: ci sono Sabina ed Eugenio di Cantù da
incontrare di nuovo, con grandissimo piacere (ci eravamo conosciuti,
finalmente non più solo via telefono ed e-mail, il 27 marzo scorso al
secondo dei due “Crescendo” di Padova); poi c’è Chiara, mia dolcissima
giovane cyberfriend (che mai finirò di ringraziare per avermi acquistato
con largo anticipo il biglietto-skipass in quel di Morbegno, la sua città):
non vedevo l’ora di conoscerla di persona, e devo dire che “dal vivo” è
ancor più simpatica, se possibile!
La sera del
sabato fila via in allegria: un’ottima pizza in un paese vicino assieme a
Sabina, Eugenio e due loro amiche; quindi il ritorno a Livigno e
l’incontro con Chiara ed il suo amico Fabio (che baglioniano propriamente
non è, ma ci sopporta di buon grado, suscitando la mia ammirazione per il
suo stoicismo, tanto che sarà presente anche al concerto il giorno dopo,
trasformato da Chiara in fotografo di altissimo livello …!). A perfetta
chiusura di una piacevolissima serata, con Chiara e Fabio ce ne andiamo in
un pub molto carino dove si suona musica dal vivo. Quando usciamo dal pub
è già passata la mezzanotte, ed un magnifico cielo stellato ci dice che
l’indomani il tempo, sfatando la triennale tradizione “nera” dell’Ice
Party del 25 aprile a Livigno, non potrà che essere splendido … una giusta
cornice per l’esibizione attesissima del nostro Grand’Uomo!
Dulcis in fundo di questa prima giornata valtellinese, la mia camera
d’albergo non potrebbe essere più bella e confortevole, benchè non mi sia
affatto costata un occhio della testa, tutt’altro. Un ulteriore “buon
segno” per il gran giorno dell’indomani, 25 aprile, penso, addormentandomi
soddisfatta con la voce di Claudio che si sprigiona dal mio lettore CD
portatile (l’opera omnia del Nostro ha infatti viaggiato con me: non so
proprio come avrei fatto, senza il sostegno delle sue canzoni, a superare
indenne le famose nove ore passate a rincorrere treni e pullman lungo
tutta la Lombardia …!).
Domenica 25 aprile, così come avevamo deciso di comune accordo la sera
precedente, ci ritroviamo tutti assieme (Sabina, Eugenio e le loro due
amiche; Chiara e Fabio con la sottoscritta) alle ore 10.15, direzione
Mottolino.
Parcheggiamo le auto a valle ed
entriamo nei bianchi vagoncini della comodissima ovovia. Ho agganciato lo
skipass-biglietto assieme al mio Pass da clabber, ed entrambi ora pendono dal
laccio arancione con la scritta “Sono Io” regalatomi dal mio amico Antonio poco
tempo fa. Ho deciso stamattina di accentuare questo cromatismo (che ovviamente
richiama subito alla mente l’ultimo disco di Claudio, a me molto caro),
scegliendo, tra i due vecchissimi giubbotti “pile” che avevo portato con me,
proprio quello arancione …
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Alberta (izquierda) y
Chiara (derecha) |
Il tempo è splendido, a dir poco. Arriviamo alle 10.30 in cima e questo ci
consente di piazzarci a circa un metro dal palco, a ridosso della
transenna. Claudio inizierà solo alle 14.00, sicchè si tratta di rimanere
in piedi per ore ed ore di “veglia” oltre che per l’intera durata della “festa”,
ma naturalmente so già che ne vale assolutamente la pena!
Nel frattempo arriva fresca
fresca da Milano anche la vulcanica Nicole, amica di Chiara. Sul posto
conosco poi – come sempre accade ai concerti di Claudio – altre persone in
gamba. Una menzione particolarmente affettuosa va qui a Fabrizia di
Valfurva, mia coetanea, che mi confida di amare ed ascoltare Claudio da
sempre ma di essere al suo primo concerto “live” in assoluto …
Chiacchierando con tutti questi amici – seminuovi, nuovi e nuovissimi,
tutti accomunati da Claudio, denominatore e catalizzatore per eccellenza –
la “veglia” d’attesa è ormai trascorsa. La nostra attenzione nel frattempo
è stata attratta dalla presenza di un elicottero in fase di atterraggio
sulle piste (tutti abbiamo subito pensato trattarsi di Cla’, perché
proprio non ce lo immaginavamo prendere l’ovovia assieme ad una torma di
fans scatenati). Altro momento eccitante durante l’attesa è stato quello
delle prove, peraltro ben più succinte rispetto al rituale quasi liturgico
cui “Crescendo” ci aveva abituati. Vediamo Paolo Gianolio - che ogni tanto
ci fa “ciao ciao” con la manina - fare misteriose riprese con una
videocamera (altro materiale in arrivo per l’ormai sicuro nuovo DVD?!!).
Tutti i musicisti sfoggiano sciarponi colorati ed hanno l’aria di essere
un po’ infreddoliti, poverelli.
All’improvviso, nel corso di
queste prove così diverse dall’usuale, la meravigliosa e calda voce di Claudio
emerge dalle casse dell’impianto … Ma lui dov’è?!! Non lo si vede … Non
riusciamo a capire dove mai si stia nascondendo, il furbacchione … il quale
infine – puntualissimo alle ore 14.00, forse addirittura qualche minuto prima –
appare, sorridente e con i suoi occhiali da miope sul naso (li toglierà dopo
aver eseguito le prime canzoni), sul bel palco sopraelevato che è stato
allestito all’aperto di fronte al magnifico panorama rappresentato dalle piste
da sci e dalle vette innevate, dopo una breve presentazione curata da Elenoire
Casalegno e da un dj locale.
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Questo specialissimo
concerto, quanto alla scaletta, si rivela essere un “Crescendo” a tutti
gli effetti, solo un po’ sforbiciato qua e là (dura circa un’ora di meno
rispetto al “Crescendo” classico, e come potrebbe essere diversamente, a
2.500 metri di quota? Già due ore di durata sono un risultato
assolutamente straordinario per chi si esibisca quassù!).
Claudio stavolta non può più contare sulla ingegnosa "casa" semovente da
lui stesso progettata e disegnata (devo dire che l’intelligenza e la
creatività così eclettiche di quest’uomo mi affascinano al pari della sua
voce da brividi, della sua musica sopraffina e dei suoi versi bellissimi
…), e neppure sul quartetto d’archi al femminile, ma il gioco delle luci –
anche in questo caso curato da Mariano Detassis, che ho visto aggirarsi
per il palco durante le prove – è comunque di ottimo effetto, pur nell’ambito
di un palco, questo del Mottolino, che sicuramente è molto più spartano
rispetto a quelli faraonici cui Claudio ci ha ormai abituati.
E che dire di Claudio stesso? Fin dall’inizio capiamo benissimo che oggi
ci sarà di che divertirsi, con lui: frizzante e spiritoso - come già lo
avevo sperimentato alle prove del doppio “Crescendo” di Padova il mese
precedente - è in splendida forma fisica mentre zompetta allegro lungo il
semplice palco rettangolare di tipo teatrale ... Dispensa dolcissimi
sorrisi e battutine fulminanti, è rilassato ed abbronzato, appare davvero
riposato e con le batterie super cariche.
Ovviamente è tutto di nero
vestito, con alcune variazioni sul tema del suo abituale “completino da
Fonzie”, come lo chiamo io: sotto il “chiodo” di pelle indossa infatti un
“lupetto”, anch’esso nero, accoppiato ai pantaloni cernieratissimi; sopra
il tutto porta una giacchina a vento, corta corta e sempre nera, con
inserti verticali di pelle, originalissima per foggia e disegno, che
strappa entusiastici consensi “modaioli” a noi fanciulle delle prime due
file fronte palco … Gli sta proprio bene … A metà concerto Claudio se la
toglie, restando con il solo “chiodo” di pelle ...
Claudio anche “in altura” ha le movenze di una pantera, è sensualissimo
come ormai da tempo ci siamo abituati ad ammirarlo, così diverso dal
ragazzo lungochiomato – già assai fascinoso ma effettivamente taciturno e
un po' rigido - che stava sul palco dei concerti negli anni Ottanta (io
c’ero!) … E’ proprio un bel vedere !!
¡¡¡ I VIDEO DEL CONCERTO !!!
QUI! |
Il concerto vero e proprio,
poi, è di livello semplicemente fenomenale per la potenza e la purezza
della voce di Cla’, oltre che per il brio e la verve da lui profusi a
piene mani. Il tutto è stupefacente se si pensa che Claudio concluderà il
concerto dopo due ore buone (la cronaca della Provincia di Sondrio, il
quotidiano locale, il lunedì seguente evidenzierà come mai nessuno dei
concerti tenutisi negli anni al Mottolino sia durato così tanto), ad oltre
2.500 metri d’altezza, respirando quindi un’aria ben più rarefatta
rispetto all’usuale … Lui non è sembrato risentire neanche un po’ dell’altitudine,
continuando per tutto il tempo a deliziarci con i suoi acuti e le sue note
di coda lunghissime (che personalmente mi fanno impazzire: ho
completamente perso la voce a forza di gridargli “Bravo!” dopo ognuna di
queste performances vocali), mentre i musicisti – tra i quali in
particolare lo stesso Gianolio - continuavano a non sembrare altrettanto
vispi e reattivi fisicamente, poverini, tanto da beccarsi, alla fine,
l’affettuosa presa in giro del Grand’Uomo sulla loro scarsa resistenza!
Ecco alcune “perle” umoristiche dello scoppiettante Claudio di Livigno:
“Ma chi ve l’ha fatto fare?!!” (rivolto a noi, tra una risata e l’altra)
“Ma guardate un po’ che ci tocca fare!!” (detto di se stesso e della sua
band; si vedeva, in realtà, che era felicissimo di vedere l’oceanica
adunata – un pubblico colorato, canterino e festante calcolato dalla
stampa locale in 5.000 persone - che si stendeva ai piedi del palco
allestito sulle nevi)
“Avete freddo?” [lui, a metà concerto] – “Nooooo …!!” [noi]
“Vabbé, allora andiamo avanti …” [lui] – “Siiiiiiiii …!!” [noi]
“Scusate, ero un attimo al bar!”
(in un momento in cui aveva preso un bicchier d’acqua dalle retrovie del palco,
lasciando noi a cantare al suo posto) |
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“Ti amo lo giuro, lo giuro
su Arturo” (durante il ritornello di QPGA, ridendo come un ragazzino). Che
io sapessi, lo aveva fatto finora solo al Palalottomatica lo scorso
febbraio, ed io invidiavo un po’ il pubblico romano perché aveva avuto la
fortuna di assistere a questa gag esilarante. Grazie Claudio per averla
“replicata” a Livigno!
“Mi diceva sei una frana …” (sempre durante l’esecuzione di QPGA, giunto a
questo celeberrimo verso Claudio ammicca, indicando col dito le montagne e
le piste innevate che si levano dinanzi ai suoi occhi, e … comincia a fare
corna e scongiuri con entrambe le mani contro il “pericolo valanghe” da
lui stesso involontariamente evocato!)
“Il prossimo concerto dove possiamo farlo, a questo punto, dopo quello di
oggi? Siamo indecisi se farlo tra la lava di un vulcano o sott’acqua!” (a
fine concerto).
IInsomma,
l'allegria contagiosa di Claudio pervade ogni momento di questo concerto,
che forse sarebbe davvero più giusto definire "show" ...
... come
quando, durante l'esecuzione di "Un nuovo giorno o un giorno nuovo",
arrivato al verso "E tutti in fila/verso il vento del Duemila ..." lui fa
una faccetta buffissima ed un gesto con la mano, come a dire "Sì,
buonanotte, il Duemila è passato da mo' ... questa canzone ormai è
proprio antica!" ...
... o
come quando, nel cantare "E adesso la pubblicità", oltre ad accennare da
solo - con effetto irresistibilmente buffo - quei comici passi di danza
che in "Crescendo" lui eseguiva assieme ai contabili in mezze maniche nere,
mima pure con la mano lo sbattere "degli occhi da cammello" della madre
del protagonista del brano, facendomi istantaneamente venire in mente,
chissà perchè, una canzoncina per bambini, quella che fa: "Ci son due
coccodrilli ed un orangotango, due piccoli serpenti e un'aquila reale ...
" .
E' dolce,
poi, vedere quel miope scurissimo sguardo seguire rapito - mentre un
sorriso fanciullesco gli fiorisce in viso, lì sul palco - il volteggiare
leggero nel vento di una cartaccia, come in quella famosa scena del film
American Beauty, come nella sua meravigliosa "Quante volte" ("mulinelli di
cartacce ...") ... Vengo colpita dall'improvvisa, acuta consapevolezza di
come quest'uomo sia capace di scorgere "avanzi di poesia" anche negli
angoli di realtà più piatti ed apparentemente banali ...
Nel più puro “stile Crescendo”, il concerto si chiude con la classica
triade “Io sono qui” – “La vita è adesso” – “Via”.
Con “La vita è adesso” Claudio ci rinnova il suo invito ormai ben noto:
“Salta questa vita, amala la vita, saltala la vita …”. Nel frattempo, però,
il manto nevoso mi si è ghiacciato sotto la suola a battistrada degli
scarponcini da trekking, sicchè cerco di fare del mio meglio per
saltellare assieme a Claudio - con tutto il vigore di cui sono capace dopo
quasi sei ore passate in piedi - senza rompermi una gamba o peggio …
Missione compiuta, fortunatamente!
Anche “Via” è stata eseguita. E’
finita, purtroppo. Già quel senso di vuoto così tipico del post-concerto mi
pervade mentre torniamo a valle con l’ovovia. I miei amici lombardi se ne
tornano tutti alle rispettive case la sera stessa, mentre io sono la sola, nel
nostro bel gruppetto, che resterà a dormire un’altra notte a Livigno. Che faccio,
in queste ore rimastemi prima di andare a cena? Decido per un po’ di shopping –
notoriamente convenientissimo qui – in profumeria. Uscita di lì, la mia
attenzione viene colta da un’insegna di fotografo … “Sviluppo rapido in 25
minuti”. Fantastico! Potrò avere subito con me le immagini di questo
indimenticabile concerto bianco …
Depositati i miei tre rullini dal fotografo, faccio un altro giretto senza meta
e mi imbatto in Chiara, Fabio e Nicole che stanno partendo in macchina; li
saluto definitivamente e torno in profumeria per un po’ di shopping
supplementare.
Alle ore 19.30 torno dal fotografo e ritiro la mia ottantina abbondante di
scatti, tutti venuti benissimo (ero ad un metro dal palco, la mia macchinetta è
munita di zoom e la luce naturale del giorno era semplicemente perfetta).
Acquisto lì anche un bell’album fotografico dalla copertina rigida ed esco dal
negozio …
In chi mi imbatto non appena uscita dal fotografo? Fabione, assieme ad un altro
ragazzo dello staff di Claudio! I due sono proprio di fronte a me. Mi faccio
coraggio e lo apostrofo “Fabione …”. Il massiccio bodyguard di Claudio mi dice
“Sì …”. Io mi lancio nel mio sentitissimo elogio del concerto tenuto da Claudio,
magnificando soprattutto l’aspetto della potenza vocale da lui mantenuta
nonostante le proibitive condizioni di altitudine. Fabione concorda con me e
promette che riferirà a Claudio il mio giudizio.
Con lo sguardo li seguo mentre si allontanano, ma, quando ancora i due sono “a
portata di mano”, mi viene in mente che ho con me un’ottantina di foto di
Claudio, una più bella dell’altra, scattate durante il concerto ed ancora calde
di stampatrice! Con una corsetta torno da Fabione e gli chiedo di sceglierne una
lui, da consegnare a Claudio. Gentilissimo, Fabione procede alla scelta di
quella che gli sembra la foto più bella e mi porge lui (!) il pennarello per
scriverci dietro poche righe, che credo di ricordare avessero più o meno il
seguente tenore (ero un po' in trance ): “Caro Claudio, oggi sei stato ancor più
fenomenale del solito! GRAZIE MOLTISSIME! Alberta”.
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Foto elegida por
Fabione |
Già questo
“intermezzo” del tutto inaspettato basterebbe a coronare degnamente la
giornata, ma … le mie fortune non sono ancora terminate! Vedo Fabione ed
il suo collega entrare in un hotel lì a due passi, l’Albergo Spol … Ho
appena scoperto – del tutto casualmente - dove alloggia Claudio. Entro con
nonchalance nell’albergo; alla reception c’è una signora non più
giovanissima, dalla larga faccia bonaria. Ho ancora il Pass del Clab al
collo, sono ancora vestita “da concerto” … La signora sorride e mi
conferma che Claudio alloggia lì. “In questo momento è in camera, se vuole
lasciargli un biglietto, altri l’hanno già fatto” (mi mostra un bustone
bianco rigonfio, pieno di buste più piccole) … “Poi gli faccio avere io
tutto in camera …”.
Non ho l’animo della “celebrity stalker”, proprio no, ma voi cos’avreste
fatto al mio posto in quel frangente? Riempio in fretta il cartoncino con
busta che la gentile signora della reception mi porge. Scrivo molto
disordinatamente a Claudio quel che mi viene in mente lì per lì … che sono
io l’autrice della foto che Fabione forse gli ha già consegnato; che mi
sono fatta nove ore di viaggio senza batter ciglio ed altrettante ne farò
al mio ritorno, perché ne valeva ampiamente la pena; che lo seguo con
immutato affetto dal 1975; che oggi a Livigno lui si è semplicemente
superato … Gli scrivo anche il mio indirizzo di casa (nella per me
improbabile e remota eventualità che gli pungesse vaghezza di rispondermi
lì). Sulla busta che racchiude il cartoncino scrivo “Per Claudio – Grand’Uomo
– Livigno 25.4.2004”. Ringrazio la signora della reception ed esco.
“E adesso che faccio?”, penso. “E’ancora chiaro, qui fuori c’è una
confortevole panchina ed io ho un sacco di foto da infilare nell’album che
ho appena comprato … Ho insomma una scusa più che valida per starmene
seduta lì fuori sulla panca e dare ogni tanto qualche occhiata strategica
…”. Così faccio. Dopo pochi minuti si unisce a me un’altra ragazza.
Fraternizziamo all’istante, ormai mi sono resa conto da tempo che questo
costituisce una prassi usuale tra i baglioniani. Lei è Antonella, di
Genova ma i suoi genitori sono veneti come me. Antonella mi dice che lei
sta girando lì attorno da un po’, e precisamente da quando le era parso di
vedere Claudio – o il suo sosia – affacciarsi alla finestra. Le confermo
che Claudio alloggia proprio lì e decidiamo di aspettare assieme eventuali
nuovi sviluppi.
Dopo una ventina di minuti circa inizia a notarsi un certo fermento in
loco; grosse vetture dai vetri oscurati arrivano sul piazzaletto
antistante l’ingresso dell’albergo … Dalla finestra della hall notiamo che
nel frattempo sono scesi Fabione e Paolo Gianolio. Scende anche Rossella,
anzi lei è forse la prima ad uscire dall’albergo. Indossa un lungo
cappotto bianco bordato di pelliccia bianca, è bellissima, abbronzatissima
come sempre, i lunghi capelli neri sciolti sulle spalle. Me la trovo
proprio di fronte. L’apostrofo “Rossella …?”. Lei, gentilissima come tutte
le persone da me finora incontrate in questo inatteso e fortunato “fuori
programma”, annuisce sorridendo. Dico anche a Rossella ciò che avevo detto
a Fabione riguardo alla bellezza straordinaria - e tutta speciale - del
concerto di oggi, di nuovo esprimendo tutta la mia ammirazione per la
strepitosa performance vocale resa da Claudio a quota 2.500 metri. Il
sorriso di Rossella si allarga mentre lei aderisce con calore alla mia
breve analisi del concerto (“Sì, sì, hai ragione … è riuscito proprio bene
… Siamo tutti davvero contenti!”). Le mostro il mio voluminoso album
fotografico con le immagini di Claudio in concerto, chiedendole se voglia
autografarmelo. Rossella si schermisce, dicendo “Sì … anzi no, la mia
firma non ci starebbe bene, è così carino, fattelo autografare solo da
Claudio, sulla prima pagina …”. Finiamo con il raggiungere una specie di
compromesso, nel senso che Rossella mi scrive una piccola dedica assai
carina sull’ultima pagina dell’album e non sulla prima. Le stringo la
mano, dicendole che mi ha fatto davvero molto piacere conoscerla, il che è
la pura verità: sono stata decisamente colpita dall’estrema disponibilità,
gentilezza e semplicità della compagna di Claudio.
La mia neo-amica Antonella, che ha assistito alla scena, a questo punto mi
propone di entrare nella hall: ha visto che Claudio, finalmente sceso, è
già lì che firma autografi su autografi, attorniato da un piccolo
capannello di ammiratori. Entriamo anche noi … il viso di Claudio è
davvero bellissimo, così a pochi centimetri di distanza, molto più che in
TV o in fotografia. Come sempre mi colpisce l’incredibile dolcezza del suo
sorriso.
Claudio indossa gli stessi occhiali da vista che aveva anche all’inizio
del concerto (sono, per intenderci, quelli che lui indossava a casa del
giovane Alessandro Manzella a Padova nel video del Maurizio Costanzo Show.
Devo dire che quel look da professore mi piace molto!). E’ di ottimo umore,
si attarda con tutti i fans presenti nella minuscola hall nonostante
Fabione continui a “tirarlo per la giacchetta” dicendo che sono attesi per
cena e sono già in ritardo … Cla’ non gli dà un granchè retta. Firma con
tutta calma il Pass di una clabber dai molti nomi di battesimo, chiedendo
“Con quale di tutti questi nomi vuoi che te lo autografi?”.
Il Nostro si trova nell’occasione persino a dover autografare una
videocassetta del cartone animato “Il Re Leone”, che con lui sicuramente
non ha molto a che vedere … “Uh …’?!! E questa che è …?!”, chiede
meravigliato. – E’ il Re Leone, piace moltissimo al nostro bambino Filippo
[il padre di Filippo indica un frugoletto biondo che si aggira
sgattaiolando tra un fan e l’altro nella piccola hall dell'albergo]. – “Va
bene, allora … per Filippo, evviva il re Leone!”.
E adesso di fronte a Claudio ci sono io … che con un sorriso gli metto
davanti il mio album di fotografie del concerto di oggi, aperto alla
pagina già recante l’autografo fattomi poco fa dalla sua fidanzata. Pesco
nella mente qualcosa di possibilmente divertente o spiritoso da dirgli; me
ne esco con “Guarda un po’ qui, chi me lo ha già firmato … Non puoi
proprio esimerti dal farlo anche tu, sulla stessa pagina …!”.
Claudio dà un’occhiata alle due righe a pennarello lasciate da Rossella,
sorride, si dichiara d’accordo … e così adesso quell’ultima mia pagina di
album fotografico è davvero un qualcosa da incorniciare ...
I
“pedinatori” escono tutti assieme dalla hall. Antonella mi dice che nel
frattempo è riuscita a scattare alcune foto da vicino a Cla’ e mi chiede
di scriverle il mio indirizzo di casa per potermele mandare.
Eccoli, ora sono tutti saliti a bordo delle loro auto dai vetri oscurati e
si dileguano nell’oscurità. Antonella ed io ci guardiamo, ancora un po’
incredule. Non avevamo pianificato nulla di tutto ciò, entrambe passavamo
di lì per caso, è successo “da sé”. In fin dei conti, è vero che la vita è
adesso ma non va dimenticato che il sogno è sempre …
Alberta
N.B.: Suona il midi di "Giorni di neve" |